I giovani di oggi sarebbero peggiori di quelli di una volta?
Ricordo da ragazzino i miei coetanei prendere come esempio i calciatori e le mie coetanee strapparsi i capelli per la boyband di turno. Li vedevo farsi le foto con i loro idoli, appendere poster in camera, correre in discoteca dietro a coloro che chiamavano vip, i personaggi televisivi. I vip, gente mediocre, nascosta dietro la falsità di personaggi creati ad arte, che si arricchivano alle spalle delle proprie folle adoranti. E già allora non li capivo, io che non avevo idoli, che trovavo degradante farmi foto o ricevere autografi di persone che nemmeno conoscevo, solo perché famose. E il solo fatto che persone prive di qualità divenissero autorità perché masse di persone li idolatravano, mi faceva paura. Mi chiedevo come potessero ragazzi come me, rinunciare alla propria individualità, all'amor proprio, all'orgoglio, per ammassarsi come numeri e prostrarsi ai piedi di qualcun altro. E allora mi correva il pensiero a tutti i leader della storia che avevano potuto compiere i peggiori crimini, supportati dalla sottomissione della gente.
La gente, a volte la odiavo la gente, mi sentivo così estraneo a loro.
Non capivo i miei coetanei di allora come non capisco i miei coetanei di oggi e i loro figli, i giovani. Ma non perché siano peggiori, no, ma perché sono perfettamente identici.
Ricordo da ragazzino i miei coetanei prendere come esempio i calciatori e le mie coetanee strapparsi i capelli per la boyband di turno. Li vedevo farsi le foto con i loro idoli, appendere poster in camera, correre in discoteca dietro a coloro che chiamavano vip, i personaggi televisivi. I vip, gente mediocre, nascosta dietro la falsità di personaggi creati ad arte, che si arricchivano alle spalle delle proprie folle adoranti. E già allora non li capivo, io che non avevo idoli, che trovavo degradante farmi foto o ricevere autografi di persone che nemmeno conoscevo, solo perché famose. E il solo fatto che persone prive di qualità divenissero autorità perché masse di persone li idolatravano, mi faceva paura. Mi chiedevo come potessero ragazzi come me, rinunciare alla propria individualità, all'amor proprio, all'orgoglio, per ammassarsi come numeri e prostrarsi ai piedi di qualcun altro. E allora mi correva il pensiero a tutti i leader della storia che avevano potuto compiere i peggiori crimini, supportati dalla sottomissione della gente.
La gente, a volte la odiavo la gente, mi sentivo così estraneo a loro.
Non capivo i miei coetanei di allora come non capisco i miei coetanei di oggi e i loro figli, i giovani. Ma non perché siano peggiori, no, ma perché sono perfettamente identici.
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