vi sembrerà forse inopportuno che venga a dirlo proprio a voi ma negli ultimi tempi mi sta succedendo una cosa strana. E non è solo strana ma è anche incredibilmente ricorrente ed ha assunto toni surreali da sindrome paranoide ossessiva. Insomma mi sta accadendo che sempre di più, ogni giorno, ovunque io vada, mi renda conto di essere circondato, assediato, da una evidente, esuberante, disarmante, disperante totalizzante mediocrità. Una mediocrità folle spensierata dilagante che si è sostituita al tessuto stesso del vivente ed ha infettato così profondamente l'esistenza che nessuno più se ne accorge tranne me (e un mio amico scrittore che non esce più di casa).
Voglio dire, io vedo questo enorme incubo avanzare inesorabile nel suo lento inghiottire ogni forma di vita e non riesco nemmeno a gridarlo, come in quei sogni in cui fuggi al rallentatore da un nemico alle tue spalle e dopo qualche istante capisci che la forma espressiva più adeguata è la disperazione.
Che poi capita che ogni tanto io incontri un amico e mi metta a parlare del più e del meno finché ad un certo punto sono colto da attacchi di panico e devo correre a casa a leggermi un brano del Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein.
Sono certo che capirete che probabilmente sono giunto al capolinea delle forme di malattia mentale che si possono sperimentare sulla terra, ma vi giuro che mentre vado in giro per la città o leggo dai profili di facebook gli ultimi pettegolezzi, non riesco mai ad avvertire un accenno a qualche interrogativo di quelli più impegnativi tipo per quale motivo dio avrebbe fornito gli esseri umani di un cervello con 100 miliardi di neuroni.
Non so, basterebbe avere voglia di farsi delle domande, di esprimere dubbi e magari spegnere quella cazzo di televisione per sovvertire l'intero ordine mondiale ma invece no. Invece sono costretto a sapere di subnormali calciatori di palloni e puttane che accumulano fortune grazie a degli zombi che li osannano, mentre i migliori cervelli devono espatriare.
E non è nemmeno una questione di cultura ma di curiosità. Curiosità, una parola morta, morta insieme agli esseri umani.
ma che ve lo dico a fare?
Voglio dire, io vedo questo enorme incubo avanzare inesorabile nel suo lento inghiottire ogni forma di vita e non riesco nemmeno a gridarlo, come in quei sogni in cui fuggi al rallentatore da un nemico alle tue spalle e dopo qualche istante capisci che la forma espressiva più adeguata è la disperazione.
Che poi capita che ogni tanto io incontri un amico e mi metta a parlare del più e del meno finché ad un certo punto sono colto da attacchi di panico e devo correre a casa a leggermi un brano del Tractatus logico-philosophicus di Wittgenstein.
Sono certo che capirete che probabilmente sono giunto al capolinea delle forme di malattia mentale che si possono sperimentare sulla terra, ma vi giuro che mentre vado in giro per la città o leggo dai profili di facebook gli ultimi pettegolezzi, non riesco mai ad avvertire un accenno a qualche interrogativo di quelli più impegnativi tipo per quale motivo dio avrebbe fornito gli esseri umani di un cervello con 100 miliardi di neuroni.
Non so, basterebbe avere voglia di farsi delle domande, di esprimere dubbi e magari spegnere quella cazzo di televisione per sovvertire l'intero ordine mondiale ma invece no. Invece sono costretto a sapere di subnormali calciatori di palloni e puttane che accumulano fortune grazie a degli zombi che li osannano, mentre i migliori cervelli devono espatriare.
E non è nemmeno una questione di cultura ma di curiosità. Curiosità, una parola morta, morta insieme agli esseri umani.
ma che ve lo dico a fare?
Nessun commento:
Posta un commento