Conosco persone che credono di essere forti, perchè non soffrono.
E sebbene le loro parole dicano il contrario, nulla le coinvolge davvero.
Conosco persone che credono di essere deboli perchè soffrono.
E sebbene le loro parole dicano il contrario, tutto le emoziona.
un pesce nuota
un uccello vola
un uomo sente
io non mi preoccuperei troppo di essere forte
quanto invece
di essere umano
Ribellione e autenticità
Leggevo con curiosità un articolo nel
quale veniva descritta un'anziana signora fiera di aver vissuto la
propria vita in maniera ribelle.
E allora ripenso alla mia
adolescenza costellata di piccole fughe da casa, alla prima sigaretta,
ai "no" detti ai miei genitori e ad alcune scelte che, a volte, mi hanno
persino penalizzato. Penso ai miei studenti, ai loro piercing, i
tatuaggi, gli abiti in "controtendenza", il rifiuto di alcuni di loro di
salutare e sedersi quando entro in classe.
Sapersi ribellare ai vincoli degli stereotipi e delle repressioni
culturali è una bella cosa, ma la ribellione di per se nasconde anche un
tranello insidioso.
La ribellione è un atto oppositivo, dove il proprio agire dipende dall'agire di qualcun altro. E' quindi un agire di conseguenza, un re-agire, il cui significato etimologico è "agire contro".
Messa in questi termini si capisce come la ribellione non sia necessariamente un atto creativo, nè un frutto che matura nella propria interiorità.
"Agire" significa anche "condurre" e "spingere", ovvero essere noi stessi il fulcro del nostro movimento e, a volte, persino del movimento degli altri.
Per cui, per assurdo, alle volte si è più autentici facendo quello che fanno tutti gli altri, con la consapevolezza delle ragioni del proprio agire, piuttosto che "distinguersi" ad ogni costo senza aver indagato a fondo i nostri desideri più autentici.
Per assurdo, la ribellione a volte assomiglia più ad una "schiavitù del contrario" per realizzare la quale si rinuncia a se stessi.
D'altra parte come diceva qualcuno con una battuta: "Si diventa adulti quando si fa ciò che è giusto nonostante ce lo abbiano consigliato i nostri genitori".
La ribellione è un atto oppositivo, dove il proprio agire dipende dall'agire di qualcun altro. E' quindi un agire di conseguenza, un re-agire, il cui significato etimologico è "agire contro".
Messa in questi termini si capisce come la ribellione non sia necessariamente un atto creativo, nè un frutto che matura nella propria interiorità.
"Agire" significa anche "condurre" e "spingere", ovvero essere noi stessi il fulcro del nostro movimento e, a volte, persino del movimento degli altri.
Per cui, per assurdo, alle volte si è più autentici facendo quello che fanno tutti gli altri, con la consapevolezza delle ragioni del proprio agire, piuttosto che "distinguersi" ad ogni costo senza aver indagato a fondo i nostri desideri più autentici.
Per assurdo, la ribellione a volte assomiglia più ad una "schiavitù del contrario" per realizzare la quale si rinuncia a se stessi.
D'altra parte come diceva qualcuno con una battuta: "Si diventa adulti quando si fa ciò che è giusto nonostante ce lo abbiano consigliato i nostri genitori".
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