Adulti

Dopo attenti studi ho compreso qual è la patologia che rende le persone adulte. Ho analizzato i dati di migliaia di soggetti, incrociato i risultati, sovrapposto i profili ed ecco che è saltata fuori la risposta. Eppure era sempre stata lì, sotto i nostri occhi. Cos'è che accomuna tutti gli adulti del mondo? L'essere stati giovani.
Ecco, si, deve essere questo il problema.
E' da giovani che si sviluppa l'idea di come dovrebbe essere il mondo. Non di com'è, ma di come dovrebbe. E' da giovani che si resta delusi dalla realtà ed è sempre da giovani che si decide che "fregarsene" è l'unica via di salvezza. Ed ecco che, puff, si diventa adulti.
E' da giovani che si sperimenta l'amore, ci si lascia cullare dal suo abbraccio, si crede alle sue promesse finchè non si finisce a piangere chiusi in camera leggendo psicoadvisor.
E' da giovani che si crede alla felicità, all'amicizia, al futuro, come fossero condizioni permanenti dell'esistenza. Poi gli amici partono, si sposano, cambiano, il futuro diventa incerto, la felicità un quadro di pollock ed ecco che, puff, si decide che non vale la pena investire tutte queste energie per cose che forse non funzioneranno.
Ed ecco qui che le persone cambiano e in un attimo passano dal pensare a quanto gli adulti non ascoltino i giovani, al non ascoltare i giovani.
Usano parole come "ridicolo", "imbarazzante", "ma per carità", "oh questo no mai", "in questo periodo sono molto impegnato", "ci aggiorniamo", "sono gli altri a dover fare il primo passo", "facciamo un'altra volta".

Comunque non c'è di che avere paura. La condizione di adulto non è permanente e la natura ha già trovato una soluzione per ripristinare le persone alle condizioni di fabbrica. Si chiama demenza senile.

Il Tele-rapito

"Ho il sospetto che molti dei deliri che mi tormentavano, e che affliggevano molti altri pazienti, derivino dall’interpretazione letterale d’una forma poetica o figurativa di comunicazione"
Perceval. Un paziente narra la propria psicosi - G. Bateson

Vi racconto una storia:
In facoltà ad Ancona era noto un tizio che si diceva fosse un ex professore caduto in disgrazia e divenuto pazzo. Parlava di cose che nessuno capiva, alcuni lo prendevano in giro, i più compassionevoli lo ascoltavano per verificare la fondatezza delle sue idee.
Ci raccontava come, da qualche parte nel mondo, una persona molto crudele utilizzasse contro di lui un raggio di energia negativa che si propagava attraverso il campo elettromagnetico generato dai cervelli delle persone, facendolo soffrire.
Lo chiamavamo per questo "il tele-rapito".
Un giorno gli posi una domanda che nessuno gli aveva fatto:
"Di cosa avresti bisogno per smettere di soffrire?"
Mi rispose:
"Essere circondato da persone che mi ascoltano e mi proteggono".