"Ho il sospetto che molti dei deliri che mi tormentavano, e che
affliggevano molti altri pazienti, derivino dall’interpretazione
letterale d’una forma poetica o figurativa di comunicazione"
Perceval. Un paziente narra la propria psicosi - G. Bateson
Perceval. Un paziente narra la propria psicosi - G. Bateson
Vi racconto una storia:
In facoltà ad Ancona era noto un tizio che si diceva fosse un ex professore caduto in disgrazia e divenuto pazzo. Parlava di cose che nessuno capiva, alcuni lo prendevano in giro, i più compassionevoli lo ascoltavano per verificare la fondatezza delle sue idee.
Ci raccontava come, da qualche parte nel mondo, una persona molto crudele utilizzasse contro di lui un raggio di energia negativa che si propagava attraverso il campo elettromagnetico generato dai cervelli delle persone, facendolo soffrire.
Lo chiamavamo per questo "il tele-rapito".
Un giorno gli posi una domanda che nessuno gli aveva fatto:
"Di cosa avresti bisogno per smettere di soffrire?"
Mi rispose:
"Essere circondato da persone che mi ascoltano e mi proteggono".
In facoltà ad Ancona era noto un tizio che si diceva fosse un ex professore caduto in disgrazia e divenuto pazzo. Parlava di cose che nessuno capiva, alcuni lo prendevano in giro, i più compassionevoli lo ascoltavano per verificare la fondatezza delle sue idee.
Ci raccontava come, da qualche parte nel mondo, una persona molto crudele utilizzasse contro di lui un raggio di energia negativa che si propagava attraverso il campo elettromagnetico generato dai cervelli delle persone, facendolo soffrire.
Lo chiamavamo per questo "il tele-rapito".
Un giorno gli posi una domanda che nessuno gli aveva fatto:
"Di cosa avresti bisogno per smettere di soffrire?"
Mi rispose:
"Essere circondato da persone che mi ascoltano e mi proteggono".
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