Il cielo e il mare

Forse avremmo dovuto
imparare qualcosa
io a cercare uno scopo
e tu a perderlo
forse avremmo dovuto
mescolarci insieme
ma non ne abbiamo avuto
il coraggio
la vastità del cielo
e le profondità del mare
si incontrano sulla superficie
come di noi si incontrarono
i nostri baci

Correre

Un uomo che non sapeva correre inventò una religione per la quale correre era peccato, con l'intima speranza di sentirsi finalmente adeguato.
La religione ebbe presto molti adepti: storpi, paralitici, ex atleti che avevano appeso le scarpe al chiodo, gente ossessionata dalla forma fisica che soffriva della propria ossessione, e in generale tutte le persone che non avevano con la corsa un buon rapporto. La religione si diffuse ovunque al punto che chi amava correre iniziò ad essere perseguitato. La loro naturale passione e la serenità con cui affrontavano il coinvolgimento nello sport, era un affronto intollerabile per chi vedeva nella corsa l'immagine del proprio fallimento.
Col tempo, chi amava correre iniziò a star male a causa delle condanne morali e lo stigma sociale, e il disagio fu interpretato come il sintomo che correre fosse un atto contro natura.

Ecco perché, in molti casi, non è della religione che abbiamo bisogno ma di una buona psicoterapia.
O, semplicemente, di correre.

Lingue diverse

Tu mi raccontavi di Dio
ed io dell'Uomo
due lingue diverse
finché
fianco a fianco
nel fragore del fiume
abbiamo parlato
lo stesso silenzio

La periferia del mio cuore

Nella periferia
del mio cuore
c'è il cimitero
di tutti i rapporti
che sono morti.
Ogni tanto porto dei fiori,
leggo le date e i nomi.
Sono bravo a prendermene cura,
nessuno è mai tornato da dov'era
per lamentarsi.
Perché ricordare i morti?
chiese qualcuno.
Solo se hai imparato a
trattar bene il tuo passato
puoi avere un futuro.

Una piccola barca

Acquistai
una piccola barca a motore 
di quelle agili 
con cui salpare in fretta. 
Mi dissero che in mare aperto 
avrei sentito le onde. 
Non sono le onde a spaventarmi 
risposi
ma i porti senza vento.

Quando il sole si sarà consumato, anche i pianeti resteranno al buio

i morti non sono morti
riposano
i morti non soffrono
sono forti
non piangono di gioia
sono razionali
non si sentono sbagliati
sono arrivati
hanno sempre le parole giuste
quelle del silenzio
il loro restare immobili
è sapere cosa fare
non intirizziscono d'inverno
sono tutti d'un pezzo
non ambiscono
l'obiettivo è raggiunto
non si innamorano a caso
scelgono a chi dispensare il cuore

ai vermi.
i morti si risparmiano la fatica
di essere vivi

Vetri rotti

Vetri rotti dappertutto
nessuno esce più di casa
cammino a piedi nudi per strada
ad ascoltare il dolore che fanno
i sogni che s'infrangono

Noi sotto la pioggia

Noi due sotto braccio, la pioggia, il tuo abbraccio, l'odore dei tuoi capelli, la tua testa reclinata, la tua guancia appoggiata alla mia. 
Il tuo saluto, (non te ne andare), il tuo cappotto di schiena, la tua strada, la mia unica pena (mi piaci e non posso dirtelo che con gli occhi). 
Tu che d'improvviso ti fermi, torni indietro decisa, i capelli bagnati, lo sguardo che osa, la bocca che pronuncia qualcosa.  
Poi, per un istante, tutto il resto scompare, le tue labbra sono ciò che rimane.


Adulti

Dopo attenti studi ho compreso qual è la patologia che rende le persone adulte. Ho analizzato i dati di migliaia di soggetti, incrociato i risultati, sovrapposto i profili ed ecco che è saltata fuori la risposta. Eppure era sempre stata lì, sotto i nostri occhi. Cos'è che accomuna tutti gli adulti del mondo? L'essere stati giovani.
Ecco, si, deve essere questo il problema.
E' da giovani che si sviluppa l'idea di come dovrebbe essere il mondo. Non di com'è, ma di come dovrebbe. E' da giovani che si resta delusi dalla realtà ed è sempre da giovani che si decide che "fregarsene" è l'unica via di salvezza. Ed ecco che, puff, si diventa adulti.
E' da giovani che si sperimenta l'amore, ci si lascia cullare dal suo abbraccio, si crede alle sue promesse finchè non si finisce a piangere chiusi in camera leggendo psicoadvisor.
E' da giovani che si crede alla felicità, all'amicizia, al futuro, come fossero condizioni permanenti dell'esistenza. Poi gli amici partono, si sposano, cambiano, il futuro diventa incerto, la felicità un quadro di pollock ed ecco che, puff, si decide che non vale la pena investire tutte queste energie per cose che forse non funzioneranno.
Ed ecco qui che le persone cambiano e in un attimo passano dal pensare a quanto gli adulti non ascoltino i giovani, al non ascoltare i giovani.
Usano parole come "ridicolo", "imbarazzante", "ma per carità", "oh questo no mai", "in questo periodo sono molto impegnato", "ci aggiorniamo", "sono gli altri a dover fare il primo passo", "facciamo un'altra volta".

Comunque non c'è di che avere paura. La condizione di adulto non è permanente e la natura ha già trovato una soluzione per ripristinare le persone alle condizioni di fabbrica. Si chiama demenza senile.

Il Tele-rapito

"Ho il sospetto che molti dei deliri che mi tormentavano, e che affliggevano molti altri pazienti, derivino dall’interpretazione letterale d’una forma poetica o figurativa di comunicazione"
Perceval. Un paziente narra la propria psicosi - G. Bateson

Vi racconto una storia:
In facoltà ad Ancona era noto un tizio che si diceva fosse un ex professore caduto in disgrazia e divenuto pazzo. Parlava di cose che nessuno capiva, alcuni lo prendevano in giro, i più compassionevoli lo ascoltavano per verificare la fondatezza delle sue idee.
Ci raccontava come, da qualche parte nel mondo, una persona molto crudele utilizzasse contro di lui un raggio di energia negativa che si propagava attraverso il campo elettromagnetico generato dai cervelli delle persone, facendolo soffrire.
Lo chiamavamo per questo "il tele-rapito".
Un giorno gli posi una domanda che nessuno gli aveva fatto:
"Di cosa avresti bisogno per smettere di soffrire?"
Mi rispose:
"Essere circondato da persone che mi ascoltano e mi proteggono".

Amore e autopsie

Il giorno della mia prima autopsia, il primario di anatomia patologica mi disse "se devi eseguirla, assicurati di farne molte altre dopo la prima, altrimenti ti rimarrà in testa per tutta la vita". Questa è la frase che mi capita di ricordare quando finisce una storia d'amore. Inizialmente mi dispero, penso che non mi innamorerò mai più, che nessuna mi amerà mai allo stesso modo, poi mi ricordo che tutto questo è già successo almeno altre dieci volte e mi rassereno. 
Un giorno che ero disperato per amore, andai a riferirlo al mio Maestro che mi rispose "passerà". Qualche tempo dopo, superata la tristezza e divenuto felice, tornai orgogliosamente a raccontarlo al mio Maestro che mi rispose "passerà".

Nei tuoi occhi

Perché distogli lo sguardo?

E se mi perdo?

Dammi la mano, perdiamoci insieme

L'ultima sigaretta


Quest'anno ho fumato molto
per evitare di chiamarti
ho acceso una sigaretta
ogni volta che ti ho immaginata
Poi un giorno sovrappensiero
qualcuno mi ha chiesto
non fumi più?
Mi spiace, sai, d'aver smesso
così d'improvviso
senza salutarti
Ho deciso per cui
di dedicarti
l'ultima sigaretta

Passato e futuro

Oggi, durante la sorveglianza nei corridoi del liceo, sono passato accanto allo stesso banco dal quale, 25 anni prima, un giovane me stesso cercò di copiare il compito di matematica.
E mentre il passato e il futuro si incontravano ho pensato: "che salame, chissà cosa combinerà da grande".

Ti auguro


Ti auguro di provare tutto
e di uscirne indenne,
anche la paura di morire,
che vale la pena a volte
partire avvantaggiati
Ti auguro di perdere il controllo
e ritrovarti innamorata
Di scivolare un attimo 
mentre ti sporgi
Ti auguro di cercare disperatamente
di non sentire più 
tutto questo sentire,
ma senza riuscirci
Di gridare a squarciagola
ma non essere ascoltata
e poi essere ascoltata
troppo tardi
Ti auguro di piangere
finché tutto l'abisso di dolore
che hai scavato
ora sia pieno
di te

La resa

Abbiamo imparato che la rabbia non attenua il dolore, non lo vendica, non lo cura. 
Abbiamo anche imparato che il dolore, col tempo, scompare.
Adesso impariamo a vivere senza rabbia.
Sarà molto più di quanto nessun uomo abbia fatto.