Lingue diverse

Tu mi raccontavi di Dio
ed io dell'Uomo
due lingue diverse
finché
fianco a fianco
nel fragore del fiume
abbiamo parlato
lo stesso silenzio

La periferia del mio cuore

Nella periferia
del mio cuore
c'è il cimitero
di tutti i rapporti
che sono morti.
Ogni tanto porto dei fiori,
leggo le date e i nomi.
Sono bravo a prendermene cura,
nessuno è mai tornato da dov'era
per lamentarsi.
Perché ricordare i morti?
chiese qualcuno.
Solo se hai imparato a
trattar bene il tuo passato
puoi avere un futuro.

Una piccola barca

Acquistai
una piccola barca a motore 
di quelle agili 
con cui salpare in fretta. 
Mi dissero che in mare aperto 
avrei sentito le onde. 
Non sono le onde a spaventarmi 
risposi
ma i porti senza vento.

Quando il sole si sarà consumato, anche i pianeti resteranno al buio

i morti non sono morti
riposano
i morti non soffrono
sono forti
non piangono di gioia
sono razionali
non si sentono sbagliati
sono arrivati
hanno sempre le parole giuste
quelle del silenzio
il loro restare immobili
è sapere cosa fare
non intirizziscono d'inverno
sono tutti d'un pezzo
non ambiscono
l'obiettivo è raggiunto
non si innamorano a caso
scelgono a chi dispensare il cuore

ai vermi.
i morti si risparmiano la fatica
di essere vivi

Vetri rotti

Vetri rotti dappertutto
nessuno esce più di casa
cammino a piedi nudi per strada
ad ascoltare il dolore che fanno
i sogni che s'infrangono

Noi sotto la pioggia

Noi due sotto braccio, la pioggia, il tuo abbraccio, l'odore dei tuoi capelli, la tua testa reclinata, la tua guancia appoggiata alla mia. 
Il tuo saluto, (non te ne andare), il tuo cappotto di schiena, la tua strada, la mia unica pena (mi piaci e non posso dirtelo che con gli occhi). 
Tu che d'improvviso ti fermi, torni indietro decisa, i capelli bagnati, lo sguardo che osa, la bocca che pronuncia qualcosa.  
Poi, per un istante, tutto il resto scompare, le tue labbra sono ciò che rimane.


Adulti

Dopo attenti studi ho compreso qual è la patologia che rende le persone adulte. Ho analizzato i dati di migliaia di soggetti, incrociato i risultati, sovrapposto i profili ed ecco che è saltata fuori la risposta. Eppure era sempre stata lì, sotto i nostri occhi. Cos'è che accomuna tutti gli adulti del mondo? L'essere stati giovani.
Ecco, si, deve essere questo il problema.
E' da giovani che si sviluppa l'idea di come dovrebbe essere il mondo. Non di com'è, ma di come dovrebbe. E' da giovani che si resta delusi dalla realtà ed è sempre da giovani che si decide che "fregarsene" è l'unica via di salvezza. Ed ecco che, puff, si diventa adulti.
E' da giovani che si sperimenta l'amore, ci si lascia cullare dal suo abbraccio, si crede alle sue promesse finchè non si finisce a piangere chiusi in camera leggendo psicoadvisor.
E' da giovani che si crede alla felicità, all'amicizia, al futuro, come fossero condizioni permanenti dell'esistenza. Poi gli amici partono, si sposano, cambiano, il futuro diventa incerto, la felicità un quadro di pollock ed ecco che, puff, si decide che non vale la pena investire tutte queste energie per cose che forse non funzioneranno.
Ed ecco qui che le persone cambiano e in un attimo passano dal pensare a quanto gli adulti non ascoltino i giovani, al non ascoltare i giovani.
Usano parole come "ridicolo", "imbarazzante", "ma per carità", "oh questo no mai", "in questo periodo sono molto impegnato", "ci aggiorniamo", "sono gli altri a dover fare il primo passo", "facciamo un'altra volta".

Comunque non c'è di che avere paura. La condizione di adulto non è permanente e la natura ha già trovato una soluzione per ripristinare le persone alle condizioni di fabbrica. Si chiama demenza senile.

Il Tele-rapito

"Ho il sospetto che molti dei deliri che mi tormentavano, e che affliggevano molti altri pazienti, derivino dall’interpretazione letterale d’una forma poetica o figurativa di comunicazione"
Perceval. Un paziente narra la propria psicosi - G. Bateson

Vi racconto una storia:
In facoltà ad Ancona era noto un tizio che si diceva fosse un ex professore caduto in disgrazia e divenuto pazzo. Parlava di cose che nessuno capiva, alcuni lo prendevano in giro, i più compassionevoli lo ascoltavano per verificare la fondatezza delle sue idee.
Ci raccontava come, da qualche parte nel mondo, una persona molto crudele utilizzasse contro di lui un raggio di energia negativa che si propagava attraverso il campo elettromagnetico generato dai cervelli delle persone, facendolo soffrire.
Lo chiamavamo per questo "il tele-rapito".
Un giorno gli posi una domanda che nessuno gli aveva fatto:
"Di cosa avresti bisogno per smettere di soffrire?"
Mi rispose:
"Essere circondato da persone che mi ascoltano e mi proteggono".

Amore e autopsie

Il giorno della mia prima autopsia, il primario di anatomia patologica mi disse "se devi eseguirla, assicurati di farne molte altre dopo la prima, altrimenti ti rimarrà in testa per tutta la vita". Questa è la frase che mi capita di ricordare quando finisce una storia d'amore. Inizialmente mi dispero, penso che non mi innamorerò mai più, che nessuna mi amerà mai allo stesso modo, poi mi ricordo che tutto questo è già successo almeno altre dieci volte e mi rassereno. 
Un giorno che ero disperato per amore, andai a riferirlo al mio Maestro che mi rispose "passerà". Qualche tempo dopo, superata la tristezza e divenuto felice, tornai orgogliosamente a raccontarlo al mio Maestro che mi rispose "passerà".

Nei tuoi occhi

Perché distogli lo sguardo?

E se mi perdo?

Dammi la mano, perdiamoci insieme

L'ultima sigaretta


Quest'anno ho fumato molto
per evitare di chiamarti
ho acceso una sigaretta
ogni volta che ti ho immaginata
Poi un giorno sovrappensiero
qualcuno mi ha chiesto
non fumi più?
Mi spiace, sai, d'aver smesso
così d'improvviso
senza salutarti
Ho deciso per cui
di dedicarti
l'ultima sigaretta

Passato e futuro

Oggi, durante la sorveglianza nei corridoi del liceo, sono passato accanto allo stesso banco dal quale, 25 anni prima, un giovane me stesso cercò di copiare il compito di matematica.
E mentre il passato e il futuro si incontravano ho pensato: "che salame, chissà cosa combinerà da grande".

Ti auguro


Ti auguro di provare tutto
e di uscirne indenne,
anche la paura di morire,
che vale la pena a volte
partire avvantaggiati
Ti auguro di perdere il controllo
e ritrovarti innamorata
Di scivolare un attimo 
mentre ti sporgi
Ti auguro di cercare disperatamente
di non sentire più 
tutto questo sentire,
ma senza riuscirci
Di gridare a squarciagola
ma non essere ascoltata
e poi essere ascoltata
troppo tardi
Ti auguro di piangere
finché tutto l'abisso di dolore
che hai scavato
ora sia pieno
di te

La resa

Abbiamo imparato che la rabbia non attenua il dolore, non lo vendica, non lo cura. 
Abbiamo anche imparato che il dolore, col tempo, scompare.
Adesso impariamo a vivere senza rabbia.
Sarà molto più di quanto nessun uomo abbia fatto.

Lucidità

Dio ti prego
salva le persone che mi vogliono bene
da me.

...

le domande sospese

il non dire
il tacere
accudire il mistero

la carezza amorevole dei propri segreti

liberi dalla parola
lasciarsi guardare

Sul perchè "desiderare" e "dare valore" sono due azioni diverse

Prendete una meravigliosa tavola imbandita con le migliori prelibatezze al centro di una stanza e lasciate che un uomo e un maiale affamati vi si avvicinino. Certamente vedrete entrambi iniziare a mangiare.
Si dovrebbe dedurne che il maiale ha lo stesso gusto raffinato dell'uomo?
Adesso prendete la stessa stanza e ponetevi al centro due tavole imbandite, a diversa distanza dai commensali. Nella più vicina cibo ordinario e nella più lontana le prelibatezze.
Chi sceglierà la tavola più facile da raggiungere?

una cosa

Che è successo? hai degli occhi terribili.

L'ho fatto.

Cosa?

L'ho umiliato, gli ho mentito, l'ho offeso. Ho scopato persino con un altro e gliel'ho detto.

E lui?

Lui era triste, confuso, ha pianto.

E poi?

Poi me ne sono andata. Ho pianto anche io all'inizio e poi non ho sentito più niente.

Meglio così, no? Dammi retta, era la cosa più giusta da fare, l'ho fatto anche io una volta e si sta subito meglio.

Non so, c'è qualcosa di strano. Adesso sono tranquilla, serena, ma non riesco a ritrovare quella cosa.

Quale cosa?

C'era una cosa prima, io lo so, solo che adesso non la trovo. Avevo questa cosa insopportabile di cui non potevo fare a meno.

E se era insopportabile allora perché la tenevi? Almeno ricordi com'era fatta?

Avrà avuto che ne so la forma di una pietra. O forse era un anello. Però mi ricordo che lui una volta mi disse con grande serietà: "Vedi questa cosa? ognuno di noi ne ha una. Nessuno te la può dare e nessuno, tranne te, può togliertela". 

Ma che fesserie sono queste? Per carità, non ricordo di aver mai avuto cose che nessuno potesse darmi. Comunque tornando seri, dopo che hai fatto?

Niente ti ripeto, me ne sono andata. E lui mi fissava.

Come ti fissava?

Si, è strano. Mi guardava con gli stessi occhi di prima. Gli stessi occhi intensi di sempre, solo un po diversi, sembrava che, come dire, mi compatissero. E poi ricordo che aveva una cosa, lì, tra le mani, ma non riuscivo a riconoscerla. Però la proteggeva.

L'autodeterminazione ai tempi di instagram

Al di la delle mia personale sensibilità religiosa di cui qui non discuto, sono in un certo senso "meccanicista" e ritengo che l'uomo possa essere considerato una macchina. Una meravigliosa macchina biologica. Spesso mi capita di pensare che non ci sia bisogno di chiamare in causa un'anima trascendentale per dare a questa stupenda macchina una dignità. Non c'è bisogno nemmeno di credere che sia perfetta poichè, nei fatti, non lo è. Basta ricordare due cose.
La prima è che ogni sistema complesso ha delle proprietà emergenti non deducibili dalla semplice somma delle sue parti. Ciò indica che, considerati nella nostra totalità, possediamo un valore che va ben oltre quello espresso dalla somma dei valori delle singole parti e pertanto vendersi a pezzi sarebbe antieconomico.
La seconda è che sebbene un'automobile sia da considerarsi una macchina alla stregua di un'aspirapolvere, non ci sogneremmo mai di usare la prima al posto della seconda.
Adesso un memorandum: abbiamo un corpo formato da circa 40.000 miliardi di cellule e circa cento miliardi di neuroni, tramite i quali abbiamo sviluppato sensazioni, emozioni, sentimenti, creatività, ingegno.
Date queste premesse a volte mi chiedo se non ci sia bisogno di rivedere un po il concetto di autodeterminazione.
E di riflettere un attimo prima di postare le tette su instagram.

Sono tornata

avevo bisogno di fuggire, piangere, difendermi da te
così impegnato a cercare verità che
nessuno avrebbe compreso

ma adesso sono tornata
ti prenderò per mano e
ascolteremo insieme la musica
sdraiati sul letto
sapendo che un oceano ci divide
e un abbraccio
ci unisce